Da anni in costruzione, questo sito è rimasto fermo come la Pantera Rosa che raffigura, nella mia idea, un’osservatrice non troppo disillusa della direzione in cui va mondo. Una posizione che ho avuto, nel mentre vivevo, crescevo, lavoravo e mi istruivo, cercando di prevedere l’imprevedibile. La tendenza globale, è sempre più rapida e difficile da prevedere dopo la globalizzazione dei mercati.
Qualcosa avevo sospettato quando avevo scritto la tesi di magistrale: “Le conseguenze della terza rivoluzione industriare nel mercato del lavoro” nei paesi OCSE, anticipando con un’analisi economica, un po’ cosa sarebbe successo in questo decennio, Covid19 escluso.
Cambiamenti che la mia generazione Y contaminata dalla Z, ha affrontato una volta uscita dalle Università e iniziata la ricerca del lavoro. O meglio all’inizio della formazione lavorativa, in continuo aggiornamento fatto di permanenze all’estero, nuove lingue, tirocini, stage, collaborazioni, progetti. Progetti tanti in cui ho creduto che non sono andati in porto e progetti che invece sono iniziati, proseguiti e ancora in corso. Lavori come freelance nel digital marketing e nella progettazione, e lavoro da autonoma nel turismo, che fino al Covid forniva un buon margine di sopravvivenza.
Molte sono in Italia, a mio avviso, le iniziative di privati che “hanno avuto un’idea” e la vorrebbero sviluppare, entusiasmando altre persone e cercando chi può collaborare a darle un respiro più ampio. Ma spesso queste non prevedono un investimento economico in quel capitale umano che, non solo sulla fiducia, potrebbe aiutarli a realizzarle.
Da idealista, ho fatto varie esperienze del genere che mi hanno arricchita ma anche educata sul fatto che è bene selezionare con accuratezza i progetti in cui credere, specialmente se non sono i propri.
Ho osservato con attenzione il sopr-Avvento del digital marketing e della sharing economy che, imprescindibile dal primo, ha visto l’affermarsi di colossi come AirBnb, Blablacar e molti altri che hanno travolto il settore del turismo e non solo. Dopo qualche anno di sviluppo e ripresa, sicuramente in Italia, l’improvviso arrivo del Covid19 e della nuova normalità, hanno lasciato di nuovo un vuoto nelle persone, molte delle quali hanno iniziato (qualcuna per la prima volta) a chiedersi il proprio ruolo nel mondo, la propria mission nella vita… iniziando a ripensare al lavoro, al proprio lavoro., nell’ottica di quanto sia utile alla propria realizzazione personale.
Pensandoci meglio, la pretesa di avere un lavoro soddisfacente e realizzante è, per il 70% della popolazione mondiale, ancora impensabile. Ma c’è una minoranza per cui è una “novità” degli ultimi decenni. Nella storia dell’essere umano, le persone raramente hanno riposto questa aspettativa nel lavoro, anche se qualcuno avrà sicuramente trovato un qualche senso a quello che faceva per tutto il giorno.
Io mi sento una di queste persone che hanno rivalutato il da farsi, preso in mano nuovamente dei libri, fatta ancora la valigia, perché nella vita, specie della generazione Y, spostarsi e conoscere hanno sempre un certo sex appeal, che fa sentire ancora in movimento con tutto il resto, in senso olistico del termine se vogliamo, come se il cv fosse ormai un po’ la vita stessa e sempre pronta a essere arricchita di esperienze e skills, perché le une alimentano gli altri e gli altri migliorano le une.
Sono stati dieci anni, per me e per molti e molte altre come me, di formazione e sperimentazione, di movimento spaziale e virtuale, anni che mi hanno permesso di vivere in altri tre paesi europei, e assimilare il possibile per importare buone prassi ad ogni ritorno. E, perché no, continuare a immaginare un riadattamento mediterraneo di sviluppi sostenibili possibili.
